FAQ - Legna da ardere

Essendo estremamente diversa la composizione delle polveri in diverse condizioni di combustione, anche il particolato presenta differenti caratteristiche di tossicità.
Un recente studio svizzero ha comparato la tossicità e il potere mutageno (su cellule polmonari in vitro) di polveri provenienti da tre sorgenti diverse: un’auto diesel, una stufa in regime di combustione completa e una stufa in regime di combustione incompleta. I risultati hanno consentito di classificare le polveri da diesel a tossicità media mentre il particolato proveniente dalla stufa a combustione incompleta presentava un livello di tossicità quindici volte superiore e conteneva idrocarburi policiclici aromatici (IPA) a concentrazioni venti volte superiori a quelle del particolato da diesel. Le polveri derivanti dalla stufa a combustione completa della legna presentavano invece tossicità cinque volte più bassa di quelle derivanti dal diesel.
Nonostante l’argomentazione epidemiologica che riguarda la valutazione specifica del particolato proveniente dalla combustione delle biomasse non possa ritenersi esaustiva, alcune regole vanno assolutamente rispettate per proteggere la salute e l’ambiente. In particolare NON SI DEVE BRUCIARE NEL PROPRIO IMPIANTO DOMESTICO:
- scarti di legno impregnato, verniciato o rivestito con componenti organo-alogenati (per esempio con PVC)
- legno usato, quali i resti provenienti da cantieri o da ristrutturazioni o demolizione di edifici, mobili e imballaggi in legno
La combustione di questi prodotti non vergini provoca elevate emissioni di sostanze nocive quali: monossido di carbonio, idrocarburi, ossidi d’azoto, acido cloridrico, diossine, furani, formaldeide e metalli pesanti.

- acquistare solo generatori certificati e di alta qualità. Caldaie che costano poco valgono poco, le differenze con quelle più costose il più delle volte non sono visibili, ma sono intrinseche al materiale, ad esempio il metallo impiegato, pur essendo sempre una lega d'acciaio, può avere caratteristiche termo-meccaniche molto diverse, come pure il di trattamento termico a cui viene sottoposta
- riivolgersi per il montaggio a personale più che qualificato, che sia in grado di montare non solo la parte idraulica, ma anche l’impianto elettrico e la canna fumaria a norma
- utilizzare solo legna stagionata almeno due anni (umidità <20%), legna pezzata della stessa lunghezza e spaccata con i lati di dimensione massima 8÷10cm

La legna si suddivide in “dolce” o “dura” in base al peso in kg di un metro cubo di materiale.
La legna dolce si accende facilmente, si consuma in fretta e sviluppa una fiamma lunga: viene usata nei forni che richiedono un lungo giro di fiamma; esempi sono la legna di pioppo, d’ontano, di castagno e di salice.
La legna dura è più compatta e presenta una combustione più lenta, con fiamme corte, ed è per questo più adatta al riscaldamento domestico; esempi sono la legna d’olmo, di quercia, di leccio, di faggio, di frassino o di robinia.

- essere stagionata; la legna secca si accende e brucia facilmente, all’aumentare del tenore di umidità aumenta la difficoltà di accensione. Se la legna è umida, una parte non indifferente di calore generato non serve per il riscaldamento, ma viene utiizzato per far evaporare l’acqua e quindi perso
- procurarsi la legna per tempo, è buona norma acquistare la legna durante il periodo, estivo cioè tra giugno e luglio, meglio se acquistata l'anno precedente a quello di utilizzo
- non bruciare mai pezzi di legno umidi o verdi (non stagionati). La legna da ardere correttamente stagionata è più scura, ha delle spaccature sul ceppo e suona vuota quando viene sbattuta contro un altro pezzo di legna
- utilizzare legna pulita: sabbia e fango la rendono meno conveniente
- utilizzare legna che proviene possibilmente dal proprio ambito territoriale per evitare consumo di carburante, e quindi inquinamento derivante dal trasporto
- accatastare la legna in un luogo esterno, in modo ordinato e rialzato rispetto al terreno, con la parte alta della catasta coperta: in questo modo il processo di stagionatura può continuare
- bruciare legna di dimensioni adeguate, evitando pezzi lunghi più di 50 cm e larghi più di 15 cm. Pezzi più piccoli permettono un migliore stoccaggio della legna, riducono i tempi di essicatura, aumentano la quantità di legna contenuta nel vano di carico e bruciano meglio, specialmente nelle caldaie a gassificazione.
FAQ - Caldaie a legna
Il problema dell'autonomia di un impianto di riscaldamento a legna, in caso di assenza prolungata del conduttore, non è risolvibile se non con l’installazione di una caldaia alimentata a pellet o biomassa granulare o tritata. In questi casi è presente un deposito del combustibile, di volumetria variabile, a seconda del sistema di stoccaggio scelto ed è l’impianto che provvede automaticamente all’accensione e ad autoalimentarsi
L’unico modo che può dare la possibilità di elevare l’autonomia di un impianto a legna per un periodo di 24 / 36 / 48 ore è quello di aumentare il volume dell’accumulatore termico, in modo da poter fare più cariche di combustibile nell’arco di una giornata e quindi avere più acqua calda a disposizione per il riscaldamento durante il periodo di assenza. Naturalmente il volume può essere aumentato entro certi limiti che tengono conto della potenza della caldaia, della superficie da riscaldare e non ultimo del ritorno economico.
In Italia sono oltre 4,5 milioni le famiglie che si avvalgono di questa risorsa per il riscaldamento domestico, pur se con notevoli differenze nella distribuzione geografica a causa dei diversi climi e delle diverse tipologie territoriali. Si impiega materiale legnoso da ardere soprattutto nelle località montane (e meno nelle zone di collina), nei piccoli centri abitati (con meno di 5.000 abitanti), prevalentemente nelle case di residenza e nelle case isolate o a schiera.
Rispetto alla tipologia di materiale, la legna in pezzi è il combustibile più utilizzato (è usata nel 96,8% delle abitazioni) mentre cippato e pellet sono usati in misura nettamente inferiore.
Rispetto ai sistemi di combustione, quelli tradizionali (camino aperto e stufa tradizionale) sono purtroppo molto più diffusi a livello nazionale di quelli più evoluti.